Giornalista Antifascista.

venerdì 12 settembre 2008

Giornalisti ed Intimidazioni

Non più tardi di qualche giorno fa esprimevo solidarietà a Ferretti per le parole intimidatorie che gli erano state rivolte durante una trasmissione radiofonica in Argentina.

Oggi, su disposizione della procura di Napoli, diciotto finanzieri (secondo un comunicato del Cdr) hanno effettuato perquisizioni presso la redazione de L'Espresso e le abitazioni dei colleghi Gianluca Di Feo e Emiliano Fittipaldi. La perquisizione ed i sequestri di documenti e computer, sono stati ordinati dopo la pubblicazione dell'inchiesta di copertina del settimanale in edicola, Così ho avvelenato Napoli.


Non ho l'abitudine di commentare le decisioni della magistratura e sono certo che esistano fondate motivazioni giuridiche per autorizzare tali perquisizioni. Rifletto a voce alta, pero', sull'opportunità di una tale azione.


Non conosco i dettagli ed immagino che il magistrato che ha disposto il provvedimento abbia ritenuto tale azione come l'unica possibile per acquisire elementi di prova. Saranno altri magistrati a decidere se effettivamente l'istituto della perquisizione locale, regolato dagli artt. 247 e 250 c.p.p., fosse l'unico mezzo per acquisire il corpo del reato o cose pertinenti ad esso, ricorrendo il fondato motivo che tali cose si trovassero presso la redazione de l'Espresso o al domicilio dei colleghi. Immagino altresi' che ci sia stato il totale rispetto di quanto previsto dal'art.248 c.p.p., che prevede la possibilità per l'autorità di chiedere direttamente la res petita al fine di evitare la perquisizione e che a tale richiesta sia stato opposto rifiuto, dovendosi quindi procedere oltre, sino a giungere al sequestro probatorio del corpo del reato e delle cose ad esso pertinenti.


Il nocciolo della questione sta proprio qui... il giornalista ha diritto di opporsi ad una richiesta in tal senso?

Francamente, io penso di si.


Si è detto e scritto molto sul ruolo dei media come "cane da guardia" del sistema. E' impossibile non ricordare l'importanza che i giornalisti hanno avuto in una serie di "cambiamenti epocali", dal Watergate a Mani Pulite, dalle grandi inchieste degli anni '70 sui palazzinari romani ai Furbetti del quarterino.

Il giornalista d'investigazione è una specie in via d'estinzione. I condizionamenti degli editori, i rapporti con le grandi regie pubblicitarie, l'appiattimento ed il timore di "disturbare il manovratore" hanno poco a poco fatto diminuire il fascino di questa delicata quanto indispensabile professione. Se poi aggiungiamo le centinaia di giornalisti intimiditi o scomparsi nell'esercizio del legittimo dovere di cronaca, da Ilaria Alpi ad Anna Polikovskaya (guarda caso mi vengono in mente due nomi femminili) ecco che il gioco è fatto.


Il giornalista si puo' fare in molti modi. Quello che "fa più comodo" è il giornalista specializzato in parafrasi. Riceve il comunicato stampa, usa con sapienza i tasti Shift F7 per trovare qualche sinonimo, e l'articolo è pronto. Poi c'è quello che si muove. Anche qui, c'è chi segue il politico di turno dall'altro capo del mondo per poi chiedergli dell'Italia e chi cerca di far parlare la gente, di "scoprire" un lato della verità. Quest'ultimi, ovviamente, sono quelli che danno più fastidio. Ma sono anche quelli che, spesso, regalano al lettore qualcosa d'interessante. E tengono d'occhio i Potenti... E' chiaro che nel fare il mestiere cosi' si rischia di pestare qualche piedino delicato, si fanno domande indiscrete e si cerca di proteggere le fonti, per la loro incolumità personale e professionale o per "usarle" ancora in futuro senza "bruciarle". Il capitolo collaborazione tra magistratura (e forze dell'ordine) e giornalisti è quindi ricco di distinguo, di limiti invalicabili e, soprattutto, di buon senso. Quando quest'ultimo viene a mancare, da una parte o dall'altra, il problema emerge nella sua complessità.


In attesa di conoscere i dettagli, massima solidarietà ai colleghi de l'Espresso quindi...

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