Giornalista Antifascista.

giovedì 27 febbraio 2020

Crescere in un paesino



 Ho avuto la fortuna di crescere in un paese.

In quegli anni magnifici che scavallarono dal settimo al nono decennio del secolo scorso.

Dove già esisteva quello che il lunedì era allenatore, il martedì medico, il mercoledì preparatore atletico, il giovedì tornava allenatore (in periodi di coppe), il venerdì era architetto, il sabato economista, la domenica dava consigli ô preive.

E poi via così, settimana dopo settimana, divenendo a volte avvocato, spesso matrimonialista, qualche giorno d'inverno esperto di maree e di correnti, bagnino, imbianchino, palombaro, capitano di fregata, eccetera eccetera.

Lo si incontrava al bar, spesso davanti a un gotto de giancu, alle interminabili partite di cirulla, a volte tra il pubblico del Consiglio comunale.

Tutti lo sapevano, tutti lo lasciavano parlare. Ogni tanto, quando la belinata del giorno era "troppo", o quando - per sfiga - era seduto affianco ad un vero megu, all'Avvocato o all'Ingeniero, gli arrivava un coppino ben dato, una spiegazione un filo più attinente alla realtà e tutto finiva con un "eh belin però...".

Ecco. Ora assisto sgomento al proliferare di tali fenomeni nel mondo virtuale.

Ma quello che gli assesta il coppino mi manca da morire...

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