Giornalista Antifascista.

giovedì 9 ottobre 2008

Fidem qui perdit, perdere ultra nihil potest


La parola italiana “Fede” deriva dal latino “Fides” che aveva, orginariamente, il significato di Fiducia. Digitando il lemma fidem su un qualsiasi motore di ricerca in italiano appare, tra i primi risultati, una società di prestiti. Ecco un triangolo interessante: Fede/Fiducia/Finanza. E’ un po’ il riassunto di quanto sta accadendo in questi giorni sui mercati internazionali.
La crisi finanziaria, una volta “scremata” dagli impatti mediatici e politici, deriva dalla mancaza di fiducia delle banche nelle banche stesse. Da che mondo è mondo, o meglio da che le prime banche si sono affacciate sulla scena del capitalismo ante litteram, una banca in crisi cerca il sostegno di un’altra banca, si fa prestare dei soldi per risolvere il problema e cerca, per quanto possibile, di serbare riservatezza e silenzio sull’operazione. Perchè i propri clienti non perdano la fiducia. Da ormai un anno a questa parte, le banche hanno perduto la fiducia nelle capacità delle consorelle, e si rifiutano a prestiti incrociati. Ecco le prime crisi, i primi fallimenti e, finalmente, l’intervento dello stato. Degli stati. Perchè qui entra in gioco il secondo parametro, ovvero quello della fede.
Non si capisce per quale motivo uno stato debba “investire”, termine gentile per indicare una trasfusione di capitale, in una banca con la quale nemmeno le altre banche vogliono avere a che fare. Si suppone che un “banchiere” – termine d’altri tempi, che ricorda un signore in marsina, oggi dovremmo dire un AD, o un CEO, specie di mutante che intrattiene relazioni politiche e si preoccupa della sua “golden shake-hand” più che dei risparmiatori – un banchiere dicevo, conosca lo stato delle cose meglio di un governante. Se voglio conoscere la situazione delle mele parlo con il fruttivendolo, o, al limite, con un botanico. Se entrambi mi dicono che non comprerebbero mele in questo periodo, io sto alla larga dal frutto proibito. Qui no. Qui, nonostante i banchieri stessi si rifiutino di aiutare - magari a dietro lauto compenso - le altre banche, gli stati intervengono. Poiché non si può certo parlare di fiducia, soccorre il criterio della fede.
Tommaso D’Aquino sostiene che la fede nulla a che fare con la verità. Ecco la spiegazione, la verità è che le banche hanno tirato troppo la corda, hanno fatto investimenti speculativi e si sono ritrovate “nella bratta”, come si dice a Genova. La verità è che gli addetti ai lavori non credono nell’attuale possibilità di certe banche di ripulirsi da sole dal fango e se ne stanno alla larga, lasciando che siano gli stati, ovvero i contribuenti, a sporcarsi nella speranza di trovare, prima o poi, una pozza d’acqua in cui ripulirsi.
Veniamo dunque alla domanda chiave: è giusto che lo stato intervenga per “salvare” imprese che, si direbbe non stessimo parlando di un serio problema, “si sono messe nei casini da sole”?
Poichè siamo in vena di citazioni, “la virtù sta nel mezzo” mi pare la risposta più consona. E’ certo logico - e probabilmente un obbligo per lo stato - intervenire per salvare i posti di lavoro, per tutelare i piccoli risparmiatori, per proteggere chi, incautamente forse ma con la scriminante della fiducia in ciò che “gli esperti finanziari” avevano loro raccontato, ha investito in titoli che si rivelano oggi fragili frammenti di papiro esposti alla piena del Nilo. Meno accettabile, dal mio punto di vista, è la sostanziale impunità che sta permeando l’intervento degli stati nei confronti degli uomini che hanno portato a questo.
I pm di Milano Eugenio Fusco, Francesco Greco e Carlo Nocerino hanno chiesto 13 anni di reclusione per Calisto Tanzi, l'ex patron di Parmalat, accusato assieme ad altre 8 persone fisiche e giuridiche di aggiotaggio, false comunicazioni e false revisioni. Che ci fosse qualche “problemino” nel settore finanziario non lo abbiamo certo scoperto ieri. Subprime, traders infedeli ed imprudenti, mutui per pagare mutui per pagare mutui – in una catena di S. Antonio che più assomiglia alla “piramide albanese” che ad una corretta gestione del credito – sono elementi che serpeggiavano nelle news da qualche tempo. Oltre - se non “al posto” - ai montaggi “bad companies/good companies”, che tanto piacciono al mondo della finanza contemporaneo permettendo di scaricare tutte le cose che non vanno in una società e tutte quelle che sono redditizie in un’altra, gli stati stanno riflettendo sulle responsabilità personali e collettive di quell’intellighenzia che ci ha portato ai bordi della scogliera?
Quando Isacco Newton perse 20.000£ in borsa commentò: “So calcolare i movimenti dei corpi celesti, non la pazzia della gente”. Gradirei, gradiremmo immagino, che anche senza arrivare a complicati calcoli astronomici, qualcuno cominciasse a riflettere sulla pazzia di certi esponenti del mondo della finanza, e s’incamminasse in una riflessione che sfoci in una decisione chiara: sono pazzi, e quindi vanno interdetti, sono sani, e quindi vanno puniti.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel post. Avevo notato il tuo blog già un pò di tempo fa, ma poi mi sono "scurdat'". Facebook (ma allora sti social network funzionano veramente?) mi è corso in soccorso.
Io mi sono dato alla blog mania già tempo fa, anche se da un pò di tempo a questa parte aggiorno poco. In teoria avrei in cantiere un blog nuovo...ma i tempi si sono allungati...nel frattempo, quando ti capita, butta un occhio qui http://www.italotedesco.it/pg .

Salutoni.

Danilo DT ha detto...

Anche se non ti ho mai risposto, ti leggo sempre.
E sei molto più interessante di un sacco di corsivi economici dei nostri pseudo-quotidiani

Filippo ha detto...

@ Gennaro: danke! anch'io ti tenevo d'occhio, anche se in maniera discreta...

@ Danilo: troppo buono, come al solito. Un tale commento da un articolista di chiara fama come te, poi, mi inorgoglisce particolarmente...

Scherzi a parte, il pezzo avrebbe potuto anche intitolarsi con una nota frase di Toto': CDN-ANF "questura di napoli acca nissuno è fesso". Pensare che i luminari della finanza internazionale oggi piangano miseria, dopo quello che si sono intascati negli anni scorsi, mi fa un certo effetto a livello inguinale...

Unknown ha detto...

Nonostante la mia mancanza di fede fiducia e trasporto nei confronti della rete e dei social network ecc. é un piacere fruire del tuo blog,
non posso che essere d'accordo,la mancanza di una sanzione porta chiunque a credere di poter far cio' che vuole.
E' la solita vecchia storia dl dare il buon esempio, in Italia è un evento più unico che raro...
sarà il caso di non perdere totalmente le speranze?
ai posteri l'ardua sentenza

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

good start

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente il suo punto di vista. Ritengo che questa sia un'ottima idea.
Assolutamente d'accordo con lei. Ottima idea, condivido.