Giornalista Antifascista.

venerdì 5 dicembre 2008

Linguaggio e Sinistra



In un celebre incipit, Moretti diceva: "Chi parla male, pensa male e vive male".
Vogliamo allora parlare del linguaggio della Sinistra di questi giorni?
Ho aspettato, friggendo, che la polemica si stemperasse, ma a me 'sta storia dei "pizzini" proprio non è andata giù.
Il "pizzino" è collegato - nell'immaginario collettivo - al mafioso che invia messaggi dal contenuto non esattamente pulito. Cadere nella trappola semantica del definire un biglietto - magari fuori luogo, certo - un "pizzino", significa abbassare il livello della politica.
Possiamo disquisire per ore se faccia parte del normale dialogo tra le parti un suggerimento ad esponente politico avverso per colpire, di rimbalzo, un alleato. Ma connotare l'azione ab origine come 'sporca' (e l'uso del termine siciliano ha questo effetto) svuota qualunque discussione successiva.
Ed il rapporto del PD con il PSE? Notiamo, innanzitutto, il ritorno della discussione sul "trattino" (avevamo appena accettato la dizione centrosinistra in un'unica parola...) sollevata da Rutelli. Poi ci sono le "formule fusionistiche" addebitate a Fassino, cosi' come la "non adesione ma" e la ''forza autonoma ma non isolata'' che viene addebitata a Veltroni. Poi c'è l'Unione dei Riformisti, o piuttosto la sua Aggregazione. Siete riusciti a capirci qualcosa?
Per non parlare di Villari. Il Senatore "non è più dell'opposizione" secondo la Finocchiaro. Ma è "in esilio" secondo l'interessato, che si sente trattato da "abusivo". Ma lo abbiamo o non lo abbiamo espulso? E se lo abbiamo espulso, perchè non appartiene più all'opposizione? Al limite non appartiene più al PD, se poi farà opposizione o meno è una scelta sua. Che giudicheranno i suoi elettori. Ovvio che, se io appartenessi al gruppo di malcapitati cui è toccato mettere una croce sul nome scelto da altri, qualche piccola domandina sull'esilio me la porrei. In esilio ci sono andati gli Antifascisti che avavano preso botte ed olio di ricino dalle squadracce. Non quelli che si facevano eleggere con i voti del concorrente. E "abusivo" sarà il parcheggiatore sotto il Senato forse, ma non certo qualcuno che ha scelto si di restare incollato ad una poltrona, ma senza violare alcuna norma, salvo quella del buon gusto.
Volessimo concludere con un tocco di cultura, potremmo anche evocare le "misure antipianisti". Vi immaginate l'archeologo che, tra 2000 anni, cercherà di capire perchè la Camera decise di mettere al bando dei musicisti e, per cio' fare, prese le impronte digitali dei deputati? Alla faccia della Stele di Rosetta...
Bon, riveniamo al punto principale. Perchè continuiamo a "parlar male" e, soprattutto, accettiamo che altri parlino male. Vi era un tempo in cui fior fior di Comunicatori - con la c maiuscola, perdincibacco - si onoravano d'appartenere alla Sinistra. Scrittori, giornalisti, registi, attori, gente che della parola aveva fatto un'arte ed un lavoro, si riconoscevano in un messaggio. Vi era un tempo in cui, mi raccontano quelli con qualche mese più di me, per fare politica si studiava. Massimo D'Alema, qualche sera fa da Crozza, ricordava il suo passaggio in Puglia dopo la segreteria della FGCI. Per farsi le ossa. Piero Fassino ricorda, in un suo bel libro, di quando si andava davanti ai cancelli di Mirafiori per parlare agli operai. Veltroni è un esperto di linguaggio (con qualche deriva filo americana, ma questo è un altro problema...).
Ma perchè non riusciamo più a parlare come mangiamo? (e non mi si risponda perchè mangiamo male, perché anche questo è un altro problema). Perchè accettiamo supinamente che si faccia un'amalgama tra mafia e politica, nell'uso delle parole, senza reagire? Perchè non diciamo chiaramente se sappiamo o non sappiamo dove stiamo andando nel preparare le Europee?
Non vi è nulla di cui vergognarsi a dire: "Compagni, Amici, stiamo riflettendo. A qualcuno piacerebbe andare nel PSE, altri si sentono più a casa loro con i Liberali e Democratici, vi è poi un manipolo di eroi cui non dispiacerebbe creare un nuovo Gruppo parlamentare. Siamo un po' in ritardo ma ne stiamo discutendo. Vi faremo sapere." E invece no.
Invece firmiamo, non firmiamo e dichiariamo tutto ed il contrario di tutto con un linguaggio incomprensibile.
Non me ne voglia il mio amico Danilo, che di linguaggio è un esperto (tra parentesi: sto sempre aspettando copia con dedica del suo libro... a buon intenditor... ), ma se cominciassimo ad analizzare quello che stiamo/stanno dicendo, e ricominciassimo a ragionare sulle parole, sui contenuti da esprimere, non su quelli da celare, non sarebbe meglio? Lo so, finisco spesso i post con un punto interrogativo. E' grave dottore?

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