Giornalista Antifascista.

venerdì 1 aprile 2011

Il mio intervento al XV Congresso Nazionale ANPI

In questi giorni abbiamo ascoltato molte delle voci dell’ANPI. L’assennatezza della relazione del Presidente, la veemenza giovanile dei Comandanti Rendina e Sarti, la pacata maturità degli studenti medi e dei ragazzi. Ora vorrei parlarvi di noi. Noi che abbiamo lasciato l'Italia negli anni ‘30, perché non potevamo più convivere con i Fascisti, che abbiamo perso la cittadinanza italiana perché "indegni", e abbiamo poi fatto la Resistenza in Francia o in Belgio. Noi che abbiamo lasciato l'Italia negli anni '50, per andare a scavare nelle miniere quel carbone che è stato il motore della ripresa del nostro Paese. Noi che abbiamo lasciato l'Italia negli anni '60, per andare a lavorare nelle industrie siderurgiche o alla catena di montaggio in posti dove parlano lingue dure, come quelle che parlavano i cattivi di quando eravamo piccoli. Noi che abbiamo lasciato l'Italia negli anni '90, e che continuiamo a partire, perché con le nostre lauree, con i nostri master, non riusciamo a mantenere una famiglia e pagare il mutuo per la casa. E allora espatriamo, come fecero i nostri padri ed i nostri nonni. Lontano da questa terra che in questi giorni festeggia i suoi 150 anni. Ma non lontano dalla Patria. Mai lontani dall'ITALIA. Vorrei raccontarvi quanto siamo arrabbiati. Quanto siamo stanchi di farci chiedere: ma come è possibile? Come fa un popolo che ha creato il diritto, che ha avuto il Rinascimento, che si è battuto contro tutti per creare una nazione, arabi, spagnoli, francesi, tedeschi, austriaci, ungheresi, come fa quello stesso popolo ad essere in balia di quell'uomo, di quel governo? Siamo stanchi di quasi doverci vergognare di essere Italiani. E vorrei anche raccontarvi di come, giorno dopo giorno, nasce la consapevolezza che possiamo fare qualcosa. E giorno dopo giorno nascono le sezioni ANPI all'estero. Bruxelles, Parigi, Liegi, Londra, Praga, Genk, Madrid, e poi l'Argentina, e domani la Germania, il Lussemburgo, la Svizzera. Ecco, questi siamo noi. Quelli che il 17 di marzo hanno cantato l'inno di Mameli davanti al Parlamento Europeo, a Trafalgar Square, sui Campi Elisi. E che subito dopo hanno intonato Bella Ciao, accompagnati nel coro da semplici passanti di tante nazionalità e lingue diverse, ma che hanno riconosciuto la melodia, ed il senso di quella canzone. Siamo noi, Partigiani in Italia come Ennio, figli e nipoti di Partigiani che hanno combattuto in Francia o in Belgio come Angelo, pensionati della miniera, come Silvio, operai delle acciaierie, come Luc, figli e nipoti di chi allora lasciò l'Italia ed emigrati freschi, che a malincuore privano il nostro Paese del loro sapere e vanno all'estero, a fare i Ricercatori, gli Avvocati, i Medici, a progettare palazzi o scoprire nuove molecole perché l'Italia, questa Italia, sembra non abbia bisogno di noi. Ma a noi sta a cuore l'Italia. E abbiamo scelto di impegnarci nell'ANPI perché crediamo che “un altro Paese sia possibile”. E perché vediamo come l'Europa stia spostandosi a destra. E’ già stato ricordato in questo Congresso, ma è importante non dimenticarsi che in Francia è la figlia di chi disse che le camere a gas sono un dettaglio della storia che è praticamente sicura di arrivare al ballottaggio per la presidenza della Repubblica. In Estonia si organizzano marce per commemorare le SS, l’Ungheria ha votato una legge così repressiva della libertà di stampa che perfino gli eurodeputati del PdL si sono quasi indignati, in Danimarca il "Partito del popolo Danese" garantisce l'appoggio esterno al governo, così come fa il "partito delle libertà" in Olanda, in Finlandia il "Partito dei Veri Finlandesi", è all'opposizione, ma con quasi il 17% dei voti. In Svezia il Partito degli Svedesi Democratici (o partito democratico svedese) si aggira attorno al 6% e potrebbe crescere alle prossime elezioni. In Belgio il Vlaams Belang fa da contro-altare alle rivendicazioni autonomiste fiamminghe, e se si andasse a votare domani avrebbe risultati spaventosi. Questa è l'Europa di cui parla il documento congressuale, questa è l'Europa che noi NON vogliamo e contro la quale combattiamo ogni giorno. Per questo le ANPI all'estero sono qui oggi con i loro Invitati, che speriamo siano domani i loro "delegati". Per arricchire la nostra associazione con le loro esperienze, con i loro contatti con l'Antifascismo Europeo, con la loro voce. Perché vogliamo smettere di “difenderci” in Europa e nel mondo, vogliamo tornare ad essere un esempio, vogliamo tornare a sorridere, e, per molti noi, semplicemente, vogliamo poter tornare. Tornare a casa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie, buon lavoro! Questa era la roba che dovevo avere.