Giornalista Antifascista.

venerdì 2 marzo 2012

Ciao Lucio



Ho intervistato Lucio Dalla la prima volta durante la tournée di Banana Republic. Era una delle mie prime interviste, ero un ragazzino di una radio privata, era un mito della musica, ero più che emozionato. E lui era timidissimo.
E' la cosa che più mi colpi' e che rimane scolpita nei miei ricordi confusi. De Gregori - che è in genere piuttosto "scontroso" - era in piena forma, raccontava episodi di giovinezza, scherzava sul suo soprannome di Principe, rettificando la leggenda e confessando che, in realtà, lo chiamavano "Pennellone". Lucio Dalla ascoltava (era un'intervista doppia) e fece, rapido - quasi veloce - un passaggio sugli inizi, per poi passare alle canzoni, alla musica, al dovere del musicista di "suonare bene". Sembrava quasi intimidito dalla fila di giornalisti veri e giornalisti finti - come il sottoscritto - che sostava davanti al camerino per registrare, appuntare ed addirittura filmare (ricordate le prime tv private?) un attimo del suo tempo.
L'ho rivisto anni dopo. Credo fosse l'86, al Tenco.
Era uno dei quei, perfortuna rari, anni "senza Guccini" e, nonostante ci fosse Benigni (spero di non sovrapporre gli anni ed i ricordi) esitavo se andare o meno. Decisi comunque di fare un salto a Sanremo, ed in quella atmosfera magica scambiammo 4, 8, 10 chiacchiere a ruota libera, senza registratore (grave pecca per chi aveva cominciato a fare il giornalista "perdavvero") e senza vincoli d'ufficialità. Di nuovo parlo' di musica e musicisti, insistendo sulla necessità, direi sull'obbligo morale per un cantautore, di essere innanzitutto un musicista. Da lui, che aveva fatto delle parole e della voce un complemento della musica, mi sembro' un'ossessione strana. Solo qualche anno più tardi, sarà la saggezza della maturità, realizzai che il messaggio era profondo e quasi visionario.

In una realtà in cui realizzare un CD era alla portata di quasi tutti, in cui le mariedefilippi avrebbero rimpiazzato le caterinecaselli nel decidere chi partecipava (e purtroppo anche chi vinceva) ai festivals, la differenza l'avrebbero fatta la conoscenza, l'impegno e la professionalità.

Sei stato la colonna sonora della gita di terza media, m'hai accompaganto nelle domeniche pomeriggio radiofoniche, quando si poteva ancora fumare negli studi ed i dischi si seguivano secondo la fantasia dello speaker e non secondo le logiche informatiche delle play-lists, ti ho ballato e fatto ballare in discoteca e, lo confesso, ho sbirciato l'ultimo Sanremo per guardarti giocare al direttore d'orchestra. Ciao Lucio, Le Soir ha scritto che sei andato a suonare con Caruso ... Buon Concerto ..................

1 commento:

cristina ha detto...

E io mi ricordo una sua canzone su milano in una pizzeria inglese in un estate fine anni 70-primi anni 80, che mi fece venire nostalgia di casa...non c'é riuscito più nessun altro.