Giornalista Antifascista.

martedì 5 marzo 2013

Lettera alla dott.ssa Roberta Lombardi


Bruxelles, 5 marzo 2013
Gentile dott.ssa Lombardi,

Spero vorrà perdonare se non uso il titolo di “Onorevole”, ma leggo che avreste scelto di non utilizzarlo, e non vorrei urtare la Sua sensibilità. Leggo, purtroppo, anche le dichiarazioni da Lei pubblicate sul Suo blog. Sia quelle del 21 gennaio u.s. (http://robertalombardi.wordpress.com/2013/01/21/italia-sotto-formaldeide) sia quelle odierne (http://robertalombardi.wordpress.com/2013/03/04/filofascista-a-chi).
Lei rimane allibita da quella che definisce una strumentalizzazione di un’analisi storica, io rimango allibito e basta.

La sua sedicente “analisi del primo programma”, quello dei sansepolcristi del 23 marzo 1919 è parziale e faziosa o, semplicemente, falsa e tendenziosa. Meno di un mese dopo, infatti, il 15 aprile 1919, i fascisti assaltano la redazione de l'Avanti! di Milano: un militare e due militanti socialisti uccisi, le rotative distrutte. E, da lì in poi, non cessano le violenze squadriste.

Giacomo Matteotti, che mi auguro sia un nome che evochi qualche lontano ricordo scolastico, il 10 marzo 1921 pronunciò, nell’aula in cui si suppone Ella abbia ad esercitare il ruolo di Capogruppo, le seguenti parole:



“Mentre i galantuomini sono nelle loro case a dormire, arrivano i camions di fascisti nei paeselli, nelle campagne, nelle frazioni composte di poche centinaia di abitanti; (…) si presentano davanti alla casetta e si sente l'ordine: "Circondate la casa!" Sono venti, sono cento persone armate di fucili e rivoltelle. Si chiama il capolega e gli si intima di scendere; se il capolega non discende, gli si dice: "Se non scendi ti bruciamo la casa, tua moglie, i tuoi figlioli". Il capolega discende: se apre la porta lo pigliano, lo legano, lo portano sul camion, gli fanno passare le torture più inenarrabili, fingendo di ammazzarlo, di annegarlo, poi lo abbandonano in mezzo alla campagna, nudo, legato ad un albero. Se il capolega è un uomo di fegato e non apre e adopera le armi per la sua difesa, allora è l'assassinio immeditato che si consuma nel cuore della notte. Cento contro uno. Questo è il sistema del Polesine."


Gentile dott.ssa Lombardi, non si scusi. Si dimetta. Si dimetta da capogruppo e, se ha un minimo di rispetto per gli Italiani che l’hanno eletta, e per quelli che non l’hanno votata, si dimetta anche da deputato. Il 16 novembre 1922, nell’Aula in cui Ella dovrebbe esercitare il suo ruolo istituzionale, echeggiarono questa parole:


“Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”.

 
Sappiamo tutti come finì e gradiremmo non si ripetesse.

Auspicando un gesto di rispetto, la saluto.
 
Filippo Giuffrida

 

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