Giornalista Antifascista.

giovedì 21 novembre 2013

Alluvioni


Sono arrivato ad Alessandria la notte di domenica 6 novembre 1994 a bordo di un fuoristrada Mahindra prestatomi per l'occasione.

Atterrato a Torino ho percorso l'A21 con apprensione, man mano che il casello di Alessandria si avvicinava il paesaggio cessava d'esser familiare, rivelandosi diverso, scuro, silenzioso. Nel buio totale di una città irriconoscibile fango, gasolio, carcasse di animali, alberi divelti, macchine rovesciate o in posizioni inconcepibili.

Sotto casa, quasi sul greto del Tanaro, una 126 poggiava le ruote anteriori sul davanzale della finestra del pianterreno. In Piazza Decorati al valor militare la fanghiglia copriva totalmente le auto, di alcune appariva solo l'antenna.

Indelebile, nei miei ricordi, è l'odore di quei giorni. Abbiamo lavorato per giorni agli Orti, gomito a gomito con volontari venuti da tutta Italia, con i soldati, con gli scout, con chi, come e quando poteva, veniva a spalare fango, a portare una bottiglia d'acqua o un paio di stivali. E le mascherine. Per cercare di attenuare quel misto di gasolio fuoriscito dalle caldaie, carcasse in putrefazione, disperazione e sudore che si incrostava nelle narici.

Alessandria è rinata, ed in queste ore guardo le immagini della Sardegna e penso che sarà lo stesso.
Penso ad un'amica strappata via dalla forza dell'acqua. Penso a chi, in queste ore, vive lo stesso dolore, la stessa sensazione d'impotenza.

Coraggio, anche se questa volta sono lontano, amici sardi sono con voi.

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