Sono contro, sia detto sin da subito, all'abuso dello strumento, aborro l'uso strumentale dell'istituto per semplici ricerche di visibilità o - peggio ancora - come sostituto del Parlamento, ma apprezzo la scelta di ricorrere all'opinione diretta dell'elettore su materie sensibili.
Forse perché indelebili sono i ricordi dei referendum storici, forse perché quella scritta che campeggiava sul muro della mia scuola elementare romana "il 12 maggio abroghiamo la DC" ha colpito il mio subconscio di bimbo (per i giovincelli, il 12/13 maggio 1974 si tenne il referendum abrogativo della legge Fortuna-Baslini che 4 anni prima aveva introdotto il divorzio in Italia), forse perché l'altro referendum per cui non riuscii ancora a votare per motivi biologici, quello del maggio '81 contro l'aborto, fu vissuto da un quasi diciottenne come una conquista di libertà.
O forse, più semplicemente, perché il grande movimento spontaneo di persone che decide d'impegnarsi raccogliendo le firme mi riconcilia con la "buona politica", con quella semplice, con la voglia di partecipare alla "res publica" senza troppi secondi fini.
Fatta la premessa, che serve a capire dove voglio andare a parare senza trucchi e senza inganni, trovo sbagliate e fuori luogo molte delle critiche e degli sfottò che caratterizzano i commenti al mancato raggiungimento del numero necessario di firme per i "referendum ciwatiani".
Non sono, non sono stato e forse non sarò un "possibilista" e ho già avuto modo di scrivere e dire le ragioni di questa scelta e di sfottere amicalmente i Compagni anche per la scelta di un logo che è la copia di quello di una banca belga dal passato difficile, ma ho apprezzato sinceramente sia la scelta dei temi sia l'impegno profuso, conscio delle difficoltà cui sono andati in contro vuoi nella raccolta delle firme vuoi, più semplicemente, in un momento in cui ogni mobilitazione è vista - a prescindere - come un qualcosa contro qualcuno (e con il lemma "qualcuno" intendo ovviamente "lui").
E' stato uno strumento per contarsi? Ma anche sì - chioserebbe un noto politico/regista/scrittore/giornalista - e non ci vedo nulla di male. In politica arriva il momento di contarsi, naturalmente, senza necessariamente che sia "contro" qualcuno o qualcosa.
E' stata un'inutile cavalcata verso il tramonto? No, non penso. Non credo, perché nessuna cavalcata è inutile se non è solitaria - e questa non lo è stata - e se ha comunque l'effetto di unire anche solo una piccola parte del variegato mondo che si sente "a sinistra", qualunque cosa voglia dire.
Firmare è stato un gesto di partecipazione civile, non è stato certo facile farlo - sia dal punto di vista logistico sia da quello intellettuale - non merita certo di essere denigrato da analisi ex-post che sono chiaramente di parte e, un filino troppo per i miei gusti, asservite ad un pensiero unico che, da sempre, mi spaventa ...
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